Negli ultimi anni si è assistito ad uno sviluppo tecnologico importante che ha messo a disposizione per i trattamenti estetici del viso metodiche quali l’impiego con agocannula di una nuova tipologia di fillers cosiddetti ‘volumetrici’, dalle elevate caratteristiche qualitative, pur mantenendo un profilo di safety che ne garantisce l’applicazione in procedure reversibili, conservative e ‘soft’ nel ripristino dei volumi del viso.
Naturalmente tutti questi prodotti sono temporanei, caratteristica questa che oggi è considerata un plus e non più un difetto del materiale. Infatti l’orientamento moderno in ambito di face restoration dà la preferenza ai trattamenti non permanenti, prova ne siano le statistiche che attestano in costante calo , sia nel mercato americano che europeo, il numero annuo di procedure chirurgiche estetiche facciali quali facelift, a favore dell’impiego di metodiche sicure e reversibili quali i filler e la tossina botulinica.
La ricerca attuale in ambito di estetica del viso ha focalizzato l’attenzione sulle complesse modificazioni legate all’invecchiamento dei tratti facciali.
Sono già ben conosciuti i fenomeni legati al crono- e foto-invecchiamento a carico di ossa, cute e muscoli. Recenti studi autoptici hanno definito accuratamente la topografia dei pannicoli adiposi sottocutanei (fat pads), la cui dislocazione e atrofia sono fra i tratti più distintivi dell’invecchiamento facciale.
L’approccio biorivolumetrico ha rappresentato nell’ambito del ringiovanimento facciale una vera e propria rivoluzione. Sino ad ora al filler era richiesto semplicemente di agire da ‘riempitivo’ intradermico per andare a diminuire la visibilità di rughe, glifi e pliche cutanee. Oggi i materiali volumizzanti impiantabili nel sottocutaneo o in taluni casi ancora più profondamente in posizione sovraperiostea, permettono invece una riqualificazione ‘full face’ dei tratti facciali, con un effetto talvolta sorprendente sulla ‘percezione’ di gioventù di un volto.
Si tratta cioè del riposizionamento e ripristino di volumi persi o dislocati che porta a una corretta ricollocazione dei punti di interesse facciali (le zone che percettivamente sono ‘colte’ per prime nella valutazione di un volto): lo scopo del trattamento non sarà dunque una generica diminuzione di questa o quella ruga, ma una vera e propria riqualificazione globale dell’espressione di un volto che, unitamente a quelle procedure cosmetiche ‘ancillari’ di trattamento della cute, (protezione, detersione, nutrizione, idratazione) permetterà di offrire ai nostri pazienti un importante servizio aggiuntivo alle nostre prestazioni odontoiatriche, estetiche e non. Infatti, l’odontoiatra che da sempre si occupa di estetica del viso quanto a relazioni spaziali fra mascellari superiore e inferiore e dimensione verticale potrà implementare facilmente tali procedure nella propria pratica clinica, dopo adeguata formazione professionale teorica e clinica mediante corsi qualificati.
La metodica prevede, previo un accurato setup fotografico e un colloquio col paziente, la raccolta di un consenso informato, una mappatura del viso secondo criteri anatomici e morfologici superficiali, la accurata progettazione dei punti di inserimento dell’impianto nonché dei quantitativi per sede. L’inserimento del filler non richiede anestesia, essendo indolore. Le modalità di iniezione possono variare rispetto alla sede anche se più spesso viene utilizzata una tecnica iniettiva lineare retrograda a ventaglio. Una ulteriore elaborazione della metodica prevede dapprima l’inserimento in profondità con ago di un materiale più consistente tipo Stomygen Basic, che fornisce un supporto profondo al prodotto tipo Stomygen Texture, iniettato con agocannula più superficialmente.
Una ultima nota di natura psicosociale: molto è stato detto sulla liceità da un punto di vista etico o sulla natura medica di tali trattamenti da alcuni considerati ‘cosmetici’, quindi voluttuari. Un recentissimo position statement del direttivo delle Società Scientifiche di Medicina Estetica e Chirurgia Estetica Italiane (http://www.valet.it/DOWNLOAD/Statement.pdf) ha ribadito al contrario la natura medica di tali interventi volti a curare lo stato di disagio psicologico legato agli inestetismi e quindi rispettosi di un concetto di salute così come definita dall’OMS.
Posto che l’invecchiamento non è una malattia in sé ma la naturale evoluzione dell’organismo umano, la ricerca oggi è volta a definire pratiche finalizzate a un ‘buon invecchiamento’: non cioè a un impossibile e patologico mantenimento ad libitum di una gioventù alla ‘Dorian Gray’, ma alla sincronizzazione di una apparenza esterna spesso irrispettosa dell’età anagrafica con la percezione della propria reale età psicologica, nell’ottica di un ‘successful aging’ che oggi appare sempre più come una impellente richiesta da parte dell’utenza cui la nostra professione non può restare insensibile.
Lo scrivente ritiene (anche per esperienza personale!) che chiunque si trovi ad apprezzare una propria foto di qualche anno fa può ben immaginare il profondo stato di benessere psicologico che deriva dalla possibilità, sia pure temporanea, di alleggerire i segni del tempo con una procedura sicura e priva di downtime.
Questo possiamo e dobbiamo offrire oggi ai nostri pazienti.
L’approccio biorivolumetrico si presenta come uno strumento prezioso e potente al nostro servizio e gli odontoiatri potranno trovarsi in prima linea in quella che si prospetta come una importantissima area di business negli anni a venire, purché adeguatamente formati in corsi di qualificazione di elevato profilo e mediante l’impiego di materiali sicuri ed efficaci.